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la sera attracca ai pontili
con il suo scafo antico di notizie
e tu sei la vela che ripiegano
poi la notte ormeggia pensieri
a un molo di vecchiaia
mentre alla macchina stai cucendo l’attesa
per un uomo che non tornerà
ma guardi sempre oltre i vetri
altri sospiri tesi
specchiando sulle onde tremulo oblio
e tu
padrone di barche e della rotta
sugli alberi elevato
ai cordami e al timone deciso
ascolta la preghiera del mare
che i flutti della vita sospingono
nembi di tempesta sottendono
e la voce dei perduti echeggia
come il ricordo di chi ha lasciato
curva ai remi per sempre la schiena
ascolta dio delle acque
dal profondo un lamento
perchè alta sulle cime di tanta solitudine
ti chiama una donna
implora in silenzio
e grida muto sgomento
quando pure una luna in capo a quelle stelle
fa delle sue spine corona
è la preghiera di chi al davanzale d’una vita
ha coltivato poveri sogni
e noi portiamo ora
dove terra non c’è mai abbastanza
a coprire le sue braccia tese